Sinteze por la esperantistoj, la mesaĝo estas: Ni lernu ion konstruan el la sufero, kiu estas kaŭzita de ĉi tiu pandemio, kiu devigas homojn al izoleco kaj al tre doloraj perdoj.
La aŭtorino efike asertas: “Ni ne metu en paŭza stato nian vivon por ĝin reakiri, egalan, je la fino, kiel se ĉio estis malbela sonĝo. …Sufero per si mem instruas nenion. Sed la maniero per kiu ni aliras ĉi tiun suferon povas nin plifortigi. Ni ne povas eviti tion kio estas nun okazanta. Ni povas certigi nin por ke tio ne estu senrezulta…. Serĉi devige kulpulon senigas nin anticipe la eblecon pri ŝanĝo kiu transformas”.
Mettere in stanby la nostra vita per poi riprendercela quando tutto sarà finito, come se fosse stato solo un brutto sogno da lasciarci rapidamente alle spalle, potrebbe essere allettante…
Fermi, a casa, giorni e giorni. Privati dei soliti ritmi frenetici che fino a qualche settimana fa scandivano le nostre giornate, ci tocca schiacciare il tasto pausa da tutti i nostri impegni.
Mettere in stanby la nostra vita per poi riprendercela quando tutto sarà finito, come se fosse stato solo un brutto sogno da lasciarci rapidamente alle spalle, potrebbe essere allettante… Ma non lo è… e dunque ci tocca fare i conti con la realtà; le nostre vite non sono in pausa! Anzi, dentro la quarantena la vita è più intensa di prima.
Credere che la nostra vita sia in pausa ci porta a due tremendi errori: vivere questa dolorosa esperienza senza apprendere nulla e pensare che quando ne usciremo riprenderemo…
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